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Coppia scatenata 2: la prima volta a tre


di unodeidue
19.08.2022    |    7.488    |    8 9.7
"Poi Vittorio si è rialzato, mentre Andrea continuava a cavalcarmi; ho visto che Vittorio si era sistemato dietro Andrea e, sentivo più che vedere, le mani..."
Si è fatto vivo un tale Andrea di Pordenone.
Diceva di condividere la preferenza per le cose a tre; avrebbe voluto fin da subito fargli conoscere la sua compagna ma, purtroppo, hanno litigato e quindi l’incontro a tre è rinviato, il tempo di fare la pace, un paio di settimane.

Ne abbiamo parlato e Vittorio gli ha risposto proponendo l’incontro a tre, la terza sarebbe stata la sua compagna, Andrea ha accettato, si sono scambiati qualche foto, anche una mia.
Niente di particolare, ha qualche anno meno di Vittorio, di media statura, moro, un viso interessante e, menomale, sembra fatto bene di corpo, a parte i soliti particolari del caso (con una esse).
A lui siamo piaciuti entrambi e ci ha invitato a casa il venerdì successivo, per un dopo-cena.

Siamo arrivati verso le otto e trenta di una bella serata di maggio; avevamo deciso di bere un calice insieme, di fare qualche chiacchiera conoscitiva e poi “lasciamo fare agli eventi, se ci va; e se no, saluti e ci saremmo sentiti, forse, per un'altra volta” avevo detto io.

Eravamo vestiti leggeri, un golfino sulle spalle, jeans e maglietta, Vittorio.
Anch’io in jeans, uno di tessuto elastico e aderente, che mi disegna alla perfezione il culo e le cosce: indossavo una camicia bianca, tre bottoni slacciati, per far intravvedere le tette; è l’ideale, in quelle situazioni, perché, a seconda del reciproco gradimento, o meno, avrei potuto allacciare quelli sbottonati, oppure sbottonarne qualche altro, se non tutti.

Fatte le presentazioni, ci siamo seduti sul divano, io e Vittorio, Andrea sulla poltrona di fronte: mi piaceva lui, mi piaceva la casa, l’arredamento e la musica “wave” del cd che aveva scelto, e così, mentre Andrea apriva una bottiglia di prosecco, ho preso l’iniziativa:
“Fa caldo a casa tua, adesso mi apro un po’ la camicetta”
e praticamente la sbottonai tutta.

Andrea mi guardava e sorrideva; ci ha portato i calici e mentre io prendevo il mio, mi ha scostato la camicia:
“Hai delle belle tette, Roxi, mi piacciono proprio, posso?”.
“Sì, fai pure, se ti va”.
Mi ha impugnato la tetta sinistra e, mugugnando di piacere nel sentirla bella tosta, l’ha baciata e, quasi, presa tutta in bocca.

Sono belle le mie tette, lo so, ancora abbastanza sode, grazie alla mia costituzione fisica e alle ginnastiche, massaggi, pilates ed altro.

Ci siamo alzati e abbiamo fatto cin cin, con Vittorio, mentre Andrea, teneva sempre la mia tetta in mano.
“Auguri di buona serata”,
io e Vittorio ci siamo abbracciati e Andrea mi ha baciato sulla guancia; io ho baciato Vittorio sulla bocca e Andrea, sempre con la mia tetta in mano, ha voluto abbracciarci e baciarci insieme.
Con qualche mia sorpresa, loro due si stavano baciando in bocca e allora ho accostato la mia lingua alle loro, incrociandole tutte e tre.

Simpatico l’inizio, veramente strano, ma gradevole: mentre stavamo bevendo il prosecco gli ho proposto: “visto che ho caldo, perché voi due non spogliate me?”.
“Bell’idea, Roxi. Magari è meglio se andiamo in camera mia, così siamo più comodi”.

Siamo andati di là, una camera grande, letto rotondo in mezzo e qualche specchio intorno.
“Troppa luce” ha aggiunto Andrea e ha spento il lampadario centrale, lasciando solo le luci soffuse dei due comodini.

“Facciamo il giochino che dici tu” ha proposto Andrea, “adesso ti mettiamo una benda nera sugli occhi, così tu non vedi e devi indovinare se sono io che ti tolgo la camicia, o se è stato Vittorio, e così per il reggiseno, i pantaloni e tutto il resto. Ogni volta che sbagli, ti facciamo fare una penitenza; se tu indovini, la penitenza la paga chi si è fatto scoprire”.

“Bel gioco, dai, mi piace” diceva Vittorio.
Le prime mosse sono state le più divertenti: Andrea mi ha tolto il reggiseno, ma le sue mani erano riconoscibili, non faceva altro che toccare, stringere, soppesare, titillare e baciare i capezzoli.

“Sei stato tu, Andrea”.
“È vero, Come hai fatto a scoprire che ero io?”.
“Troppo facile, facevi troppo di tutto. Devi pagare la penitenza: Vittorio, cosa gli facciamo fare?”.
“Semplice, deve togliersi tutto, pantaloni e mutande e maglietta, tanto tu non puoi vederlo”.
“Se non posso vederlo, che gusto c’è? Va bene, dai, fa niente, Andrea, spogliati”.

Abbiamo proseguito e non ho capito chi mi ha tolto i jeans: inutile dirlo, la penitenza è stato un accenno di pompino a Vittorio; invece, le mutandine me le ha tolte Vittorio che, scostate le mutandine, ne ha approfittato per darmi una leccatina sulla fica.
La lingua di Vittorio la conosco bene, è lunga, ruvida, ha la punta sottile, non ho avuto dubbi:
“È stato Vittorio”, ho detto.
“Sì, è vero” ha ammesso lui.
“Roxi, che penitenza gli diamo?” mi ha chiesto Andrea.
“Direi, Andrea, che per penitenza deve prenderlo in bocca a te e succhiartelo finché non vieni”.
“Sì? Va bene, dai vediamo se è capace di fare i pompini”.
“Un attimo, aggiunsi io, devo vedere anch’io come fa, adesso mi tolgo la benda.

Vittorio si è inginocchiato, ha preso in mano il cazzo di Andrea e se l’è portato alla bocca. Non pensavo che sapesse farlo, invece ho visto che lo succhiava proprio per bene, neanche fosse una puttana.
“Ti piace come te lo succhia, Andrea?”.
“Sì, sì, bello; bravo Vittorio, sei proprio bravo a fare i pompini, mi stai facendo godere. Roxi, gli capita spesso di spompinare i maschi?”.
“Non lo so, Andrea, è una sorpresa per me. E adesso cosa fate, vi divertite tra di voi, e a me niente?”.
“Aspetta solo un attimo” rispose Andrea “mi piace troppo”.
“E allora Vittorio, continua pure, mi arrangio da sola”.

Mi sono alzata, mi sono avvicinata ai due, ho acchiappato la testa di Andrea e l’ho abbassata mettendogli la testa davanti alla mia fica, per farmela leccare.

Per continuare il giochino, abbiamo deciso di sistemarci tutti e tre sul letto, io e Andrea nudi, Vittorio ancora vestito, e sempre con il cazzo di Andrea in bocca.

Andrea mi succhiava il grilletto, mi piaceva come lo faceva; intanto io slacciavo i pantaloni di Vittorio, glieli sfilavo e gli toglievo le mutandine.
Sistemati a triangolo, ognuno con la bocca sul sesso di quello che stava in alto, è incominciata la nostra gara:
“Vediamo chi viene prima” ho detto.
Il più eccitato era Vittorio, ma anche Andrea era vicino all’orgasmo; a me, invece, mancava molto più tempo.

Non sapevo, Vittorio, che ti piacesse prenderlo in bocca, pensavo tra me e me; e come sei bravo! Lo stai facendo venire, bravo Vittorio, bravo maritino mio, succhiacazzi per l’occasione, sei più bravo di me, che credevo di essere una specialista del settore. Quando torniamo a casa mi spiegherai qualcosa, maritino. Mi sa che hai fatto molta pratica di pompini, negli ultimi tempi: certo, non sei un dilettante.
Erano questi i miei pensieri mentre li guardavo.

Lo teneva con la destra, lo metteva tutto in bocca, Andrea non è grosso, ce l’ha più lungo e grande mio marito; glielo teneva per un po’ in bocca, gonfiava e rilasciava le guance attorno al cazzo, poi se lo faceva uscire piano piano, chiudendo le labbra sopra il glande, ci passava sopra la lingua, ne appoggiava la punta sul buchino, come se fosse un catetere da infilare dentro.
Andrea, ormai vicino all’orgasmo, aveva smesso di leccarmi la fica.

“Dai, Vittorio, che adesso viene, dai, succhia bene” gli dicevo, ma non aveva bisogno delle mie esortazioni, ancora due volte dentro e fuori dalle labbra e Andrea si tirò via, tenendosi il cazzo nella mano, mentre i primi spruzzi biancastri schizzavano dappertutto.
“Ma no”, gli disse Vittorio, e glielo afferrò “non uscire, vienimi in bocca” e lo riprese tra le labbra.

Ci dedicammo tutti e due a lui, al nostro nuovo partner.
Io gli accarezzavo i pochi capelli bruni, il viso, gli baciavo la bocca. Vittorio glielo leccava e lo nettava con le labbra e la lingua e intanto gli accarezzava le palle e il culo.

“Adesso pensiamo a Vittorio; dopo il pompino super che mi ha fatto, dobbiamo far godere lui, sei d’accordo?” mi chiedeva parlando a fatica Andrea, che si stava riprendendo.
“Certo, sono d’accordo”.

Ho avvicinato la mia testa a quella di Vittorio, gli ho passato le labbra sulle sue e lui le ha aperte. Ci siamo baciati in bocca, con la lingua sentivo la sua saliva mescolata allo sperma di Andrea che, intanto, stava toccando il sedere mio con la destra e il culo di Vittorio con la sinistra.

Era in tiro, Vittorio, lo toccai, era eccitatissimo. Mi sdraiai accanto a lui, allargai le gambe e gli chiesi di salirmi addosso. Entrò di botto, senza fatica, ero bagnata ed eccitata anch’io.
Cominciò a cavalcarmi, con forza.
“Sì, amore mio, chiavami, chiavami bene, forte, dai, fammi godere”.

Andrea si era avvicinato a noi due e sentivo la sua mano che lo toccava sul culo, poi passava in mezzo alle cosce e accompagnava il cazzo di Vittorio nella mia fica.
Stava infilandomi dentro un dito, a fianco del cazzo di Vittorio, poi l’ha tolto e sentivo che lo stesso dito glielo strusciava sul buchino di lui.

Abbiamo cambiato posizione: ho fatto sdraiare Vittorio pancia (e cazzo) in su e mi sono impalata su di lui: è la posizione che amo di più, comando io, decido io se appoggiarla appena e poi rialzarla, oppure se farlo entrare tutto, fino in fondo, più ce n’è, meglio è, poi di nuovo salire, quasi farlo uscire, strusciarla sopra appena appena, e poi ancora dentro a sfondarmi l’utero.

“Dai Vittorio, dai, più forte, più forte, amami, Vittorio, dimmi che mi ami, dimmi che mi ami, forte dai …”.

Si era avvicinato Andrea, era in ginocchio, alla mia destra, vicinissimo.
Gli toccavo le spalle, il petto, i capezzoli, glie pizzicavo quello di sinistra.
Poi con la mano, scendevo a toccargli il fianco, la schiena e di nuovo il petto e lo stomaco.
Il mio saliscendi sul cazzo di Vittorio, insieme alle carezze sulla pelle e sui muscoli di Andrea mi facevano impazzire, ma godevano anche loro.

“Mi piace, Vittorio, lo sto toccando, mi piace, adesso gli tocco il cazzo, Vittorio, sono la tua puttana, lo sto toccando, dai, ancora, più dentro, prendimi, prendimi tutta, Vittorio, dimmi che mi ami, dimmi che mi ami, forte aaahii … “.

Ero venuta senza riuscire ad aspettare che venisse anche lui; Vittorio continuava a fottere, cercando il suo orgasmo, e dopo qualche minuto ha cacciato un grido e mi ha inondata la fica e la pancia e lasciato una chiazza di sperma sulle lenzuola.

Andrea era ancora in ginocchio, ma adesso era dietro di me; non riuscivo più a toccarlo, ma si stava menando il cazzo lui stesso, era in tiro, l’ho sentito dietro di me.

Guardandolo e accennando al cazzo che aveva appoggiato a me, vicinissimo al mio buchino ma anche, qualche centimetro più avanti, alla mia sorellina, “cosa vuoi fare?” gli chiesi.
“Sto aspettando che esca lui, così posso entrare io”.
“Va bene, Andrea, entra pure”.
Mi ha montata per venti minuti e avrebbe continuato ancora per molto; nel frattempo, Vittorio si è ripreso, con il cazzo ancora sporco della sua roba e del mio piacere che gli avevo buttato addosso mentre venivo.

Accarezzava il mio volto e la schiena di Andrea che mi chiavava e mi baciava sulla bocca; le sue mani, con frenesia, tormentavano i miei seni.
Vittorio si è avvicinato di più a noi due, aveva il cazzo di nuovo grosso, in tiro e l’ha sistemato davanti alla mia bocca e a quella di Andrea che mi stava baciano.

Le nostre lingue si incrociavano sul cazzo di Vittorio: leccavamo, pulivamo e sentivamo il sapore degli orgasmi che avevamo avuto e che coprivano la cappella di Vittorio.
Baciavo Andrea sulla bocca, baciavo la sua lingua, baciavo il cazzo di Vittorio, anche Andrea lo baciava, e continuava a pompare nella mia fica, come uno stantuffo.

Poi Vittorio si è rialzato, mentre Andrea continuava a cavalcarmi; ho visto che Vittorio si era sistemato dietro Andrea e, sentivo più che vedere, le mani di Vittorio che gli allargavano le cosce.
“Ti dispiace, Andrea?” gli ha chiesto e Andrea gli ha risposto, “no, però fai piano, ce l’hai molto grosso, tu”.

Senza smettere di chiavarmi, Andrea si è messo quasi in ginocchioni.
Ho bagnato di saliva la mia mano più volte, ho infilato la mano sotto le mie e le sue cosce e gliel’ho applicata sul suo buco, cercando di spingere la saliva dentro col dito.
Vittorio ha fatto la stessa cosa, sputandosi quasi sulla punta delle dita che poi infilava nel culo di Andrea.

Gli è entrato delicatamente, me ne sono accorto solo per il lamento leggero di lui, che poi ha ripreso a chiavarmi con forza.
Anche Vittorio ha preso a scopare con forza; l’aveva acchiappato per i fianchi e se lo tirava contro, per entrargli tutto nel culo.
Andrea di sicuro ne soffriva, ma non si lamentava, anzi, dai versi che faceva, ho capito che apprezzava i miei movimenti e anche i suoi: la mia vagina, come avevo imparato da giovane, appena sentivo che lo stava drizzando dentro di me, glielo strizzava, poi Vittorio se lo attirava contro di sé, mentre glielo spingeva dentro.

“Ahi, ahi, male … bello però”, dicendo così Andrea stirava le labbra inspirando con la bocca; poi si buttava in avanti per infilarlo meglio dentro la mia fica.
Con le mani toccava, strizzava le tette, palpava le mie chiappe, ma quante mani hai, Andrea?
Mi piaceva, anzi, se l’avesse avuto più lungo di quattro o cinque centimetri e, per la verità, anche un po’ più grosso, mi sarebbe piaciuto di più.
Il tutto era piacevolissimo lo stesso, bello sentirli fottere, Andrea dentro di me e il suo corpo sopra di me, Vittorio sopra di lui e le spinte di tutti e due che avvertivo contro di me.
Siamo venuti gridando insieme, io e Vittorio, mentre Andrea ancora continuava a fottermi la fica.

Poi è venuto anche lui, su quel letto sporco del piacere ripetuto di tutti e tre, e sono iniziati i momenti della tenerezza, dei miei bacini sugli occhi di Andrea e su quelli di Vittorio, delle loro carezze sul mio corpo e tra di loro e delle paroline gentili che ci dicevamo l’un l’altro ringraziandoci del piacere e delle godute, dati e ricevuti in quantità.

Ci siamo riposati amandoci con la testa e con il cuore, dopo che c’eravamo amati e regalati reciprocamente tenerezza e sesso, con tutta la forza e l’amore, la dolcezza e la violenza che avevamo dentro e che volevamo scambiarci l’un l’altro.

In quei momenti di affetto e tenerezza, ci siamo raccontati a voce i momenti di piacere e gli orgasmi dati e ricevuti; e abbiamo elencato tutto quello che ancora non avevamo fatto quella sera, quasi come un promemoria per gli incontri futuri.

“Quante volte dobbiamo incontrarci, per fare tutto quello che non abbiamo fatto stasera?” ho chiesto alla fine dell’elenco, ai miei due partner.
“Almeno tre, forse quattro, sempre che non ci viene in mente qualcos’altro” mi rispose Andrea.
Vittorio annuiva “ce ne sono di cose da fare ancora, soprattutto tra di noi, vero Andrea?” gli diceva e intanto glielo stava accarezzando, anzi l’aveva preso in mano e glielo menava.

“No dai, lo so che lo vorresti prendere dietro, Vittorio, ma non ce la faccio proprio; magari la settimana prossima, cosa dite? Lui ci starebbe” aggiunse accennando al suo membro, che Vittorio impugnava e menava, “ma non ce la faccio io fisicamente”.
In effetti, il cazzo di Andrea, grazie alla mano destra di Vittorio, si era ripreso del tutto.

Glielo tolsi di mano, lo presi per baciarlo dolcemente, non un pompino vero e proprio, solo due baci sulla cappella prima di infilarmelo in bocca, senza fare forza con le labbra, senza succhiare.
“Mi fai venir voglia, Roxi”, mi diceva Andrea “sei tremenda”.
“Non ti preoccupare, è solo un saluto affettuoso, non è l’anticamera della prossima scopata, te lo giuro. Quella ci sarà la prossima volta”, gli risposi io.

“Invece, Andrea, se ti va e se te la senti, non fare complimenti con me” aggiunse Vittorio.
“Hai proprio voglia di prenderlo in culo, Vittorio? Vero? Non pensavo proprio” dicevo a mio marito, con curiosità, senza cattiveria, in fondo era stata proprio una sorpresa, per me, e mi piaceva vederlo così contento di godere, e da tutte le parti, culo compreso. Ricominciai a succhiare il cazzo di Andrea, ormai era in tiro e si capiva che aveva ancora voglia di scopare.

“Adesso ti scopo, Vittorio, come vuoi tu. Ma tu, Roxi, in cambio devi darmi il tuo culetto, due colpi o tre colpi, non di più, giusto per smarcare anche il tuo, poi lo infilo tutto dentro al tuo maschione, che ne ha tanta voglia”.
“Se proprio ci tieni” gli dissi io.

Avrei preferito prenderlo ancora nella mia sorellina, a dire la verità, ma non potevo fare la moralista schizzinosa, dopo aver visto con quale violenza l’aveva scopato la grossa mazza di mio marito.
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